martedì 26 novembre 2013

I trigger points....

I TRIGGER POINTS
( li ricerco sempre nel massaggio sportivo per disattivarli con manovre specifiche)

I trigger point sono disturbi molto conosciuti, ma da sempre tenuti poco in considerazione non solo nelle lombalgie, ma in tutte le problematiche a carico dei muscoli.

Essi, nel momento in cui si attivano ( o si irritano) determinano rigidità muscolare e dolore, quest’ultimo di intensità variabile.

Le condizioni che provocano l’attivazione del trigger point possono essere attribuite a traumi, dolori mestruali, dolori renali, disturbi intestinali, movimenti improvvisi e scorretti, colpi di freddo, ecc.

Difficile è determinare qual è il trigger point attivo e qual è l’elemento che l’ha irritato, in quanto molti di essi irradiano il dolore nella medesima zona, quindi sono confondibili tra di loro.

La lombalgia scompare nel momento in cui i trigger point si disattivano e ciò può avvenire in maniera autonoma oppure con l’aiuto di terapie fisioterapiche o farmacologiche.

Se il fisioterapista o il massaggiatore è in grado di identificare subito il trigger point responsabile, il disturbo scompare nell’arco di 2-3 giorni, diversamente l’algia può durare per diverse settimane .

Il TRIGGER POINT detto anche “punto di grilletto”, è un disturbo muscolare che manifesta tutto il suo potenziale doloroso (sintomatologia dolorosa e/o limitazioni funzionali) lontano dalla zona del corpo in cui esso si trova. Un TRIGGER POINT può essere definito come un punto di iperirritabilità circoscritto e ben definito e nella maggior parte delle volte ben identificabile topograficamente. Il TRIGGER POINT si può distinguere in maniera semplicistica in 2 gruppi:

1)TRIGGER POINT ATTIVO: provoca la sintomatologia dolorosa ed esercitando una pressione su di esso si è in grado di rievocare o aumentare il disturbo già presente.

Quindi il trigger attivo è

- dolorabile

- produce un quadro doloroso riferito specifico

- si accompagna a disfunzione del muscolo in cui è presente ( incompleto allungamento e debolezza del muscolo sede di TP)

- si accompagna a fenomeni autonomici riferiti specifici nella zona di referenza del dolore

(vasocostrizione locale, sudorazione, lacrimazione, corizza, salivazione, attività pilomotoria)

- la sua digitopressione evoca o riacutizza il dolore del paziente

2) TRIGGER POINT LATENTE: In un paziente che non presenta alcun dolore, la stimolazione del TRIGGER POINT riproduce una serie di dolori o disfunzioni muscolari in aree ben precise e definite. Una volta cessata la stimolazione i vari sintomi scompaiono.

TRIGGER POINT LATENTE:

Può riprodurre esattamente tutti i quadri clinici dell'attivo, tranne quello di dar luogo al dolore spontaneo del paziente. In assenza di stimolo il punto è clinicamente silente, rispetto al dolore, ma dà tutti gli altri quadri: disfunzione muscolare, fenomeni autonomici, ecc.

Un TP latente può essere attivato da:

1. Postura prolungata del muscolo interessato in posizione accorciata, come, ad es., durante il sonno.

2. Raffreddamento del muscolo (non solo per correnti d’aria fredda), specialmente se questi è affaticato.

3. Durante o dopo una patologia virale.

4. Improvvisa e insolita contrazione di un muscolo sede di TP latente come nel caso della riattivazione in contrazione di un muscolo antagonista in seguito al rilassamento del muscolo agonista per effeto della terapia specifica del TP.

Il TRIGGER POINT da latente si può trasformare con facilità in attivo attraverso :

– Traumi diretti o indiretti

– Gravidanza

– Postura prolungata del muscolo in posizione di accorciamento o contro una resistenza massimale

– Raffreddamento del muscolo specialmente se questo è affaticato

– Improvvisa e velocissima contrazione del muscolo

– Altri trigger point

– Malattie viscerali, cuore, reni, ecc

– Ernie cervicali o lombari

La disattivazione del TRIGGER POINT e la sua eventuale eliminazione consentono al paziente di tornare ad una normale vita quotidiana senza dolori né limitazioni funzionali in tempi brevissimi. Caratteristiche dei trigger point:

– Determinano il dolore proiettato

– I’ irritabilità ed il dolore cambiano di ora in ora e di giorno in giorno

– Possono causare vasocostrizione locale, sudorazione, lacrimazione, disturbi propriocettivi ( mancanza di equilibrio, capogiri, alterazione dei pesi tenuti nelle mani).

– Causano rigidità muscolare e debolezza; si presentano scompensi posturali e riduzione della forza senza ipotrofia muscolare

– Dolore durante l’allungamento attivo e/o passivo

– Allungamento limitato causato dalle bandelle contratte

– Dolore aumentato in presenza di una resistenza (soprattutto fissa)

– Alla palpazione si possono percepire delle bandelle contratte o noduli

– La pressione esterna eseguita sul tp riproduce i sintomi presenti (dolore, formicolio, parestesia,ecc)

– Segno del salto al momento della palpazione

– In presenza di tp l’esame elettromiografico è normale

– Il tempo non incide sulla disattivazione; i tp attivi possono restare tali per anni.

DIAGNOSI DI TRIGGER POINT ATTIVO:

Nei casi ci sia incertezza sul rapporto tra trigger point e area bersaglio si possono usare i seguenti criteri diagnostici di identificazione del punto trigger attivo:

1. Storia di esordio improvviso durante o subito dopo uno sforzo acuto, oppure esordio graduale da sovraccarico cronico del muscolo affetto

2. SEGNO DELLA "CORDA"

il muscolo che contiene un TP (o più di uno) presenta bande miofasciali ben palpabili, rigide di consistenza cordoniforme o nodulare.

3. SEGNO DEL "JUMP":

all’interno della banda miofasciale rigida, palpando a scatto trasversalmente alla direzione dei fasci muscolari si evidenzia un’area focale di dolorabilità che induce una consistente contrattura muscolare locale di breve durata, che può essere accompagnata da una viva reazione del paziente (iperpatia).

4. Debolezza e riduzione del grado di allungamento del muscolo interessato, senza atrofia. Il gruppo muscolare esaminato si presenta rigido, accorciato e indebolito. L’allungamento passivo del muscolo interessato aumenta il dolore, così come la contrazione contro una resistenza fissa.

5. IPERALGESIA DELLA PIEGA CUTANEA:

fastidio locale quando venga sollevata una plica cutanea sovrastante il TP.

6. Iperemia o presenza di dermografismo bianco o panniculosi sulla cute sovrastante un TP, in seguito a sfioramento, palpazione della cute stessa, skin rolling test.

7. Caratteristico dolore riferito o irradiato, specifico per quel muscolo, riprodotto dalla digitopressione o puntura dello spot dolorabile. Iperalgesia profonda e disestesia sono comunemente presenti nell’area di dolore riferito; così come alterazioni non-sensoriali quali: disturbi autonomici e propriocettiv

8. Eliminazione dei sintomi attraverso una terapia diretta specificamente al muscolo affetto.

Questi segni possono essere evocati tramite le seguenti manovre:

PALPAZIONE A PIATTO (Flat palpation):

Può effettuarsi per quei muscoli che possono essere compressi su un piano osseo. Va eseguita non con il palmo della mano, ma con le dita in abduzione utilizzando la falange distale, con movimento trasversale, perpendicolare rispetto alla lunghezza e al decorso delle fibre del muscolo da esplorare, in modo da far scivolare il tessuto sottocutaneo sulle fibre muscolari.

La prima cosa da fare dopo il sospetto dell'esistenza della patologia, è di mettere in stretching la parte, in modo tale che il paziente assuma una posizione che metta in estensione il gruppo muscolare interessato fino quasi alla percezione di un leggero dolore spontaneo, senza però elicitare un dolore riferito.

Occorre effettuare la palpazione con intensità leggero-medio, procedendo perpendicolarmente al decorso principale delle fibre.

Quello che ci evidenzia per primo se il muscolo è sede di trigger è il "SEGNO DELLA CORDA": non la classica compattezza della fascia muscolare, ma un aspetto cordoniforme, come una corda tesa: subito dopo la palpazione si evidenzia una iperemia, raramente un dermografismo bianco, più frequentemente il dermografismo rosso.

L'esistenza di queste bande è resa possibile quando la muscolatura sovrasta una struttura ossea, mentre per muscoli tipo lo sternocleidomastoideo e lo scaleno mancando un supporto rigido sottostante occorre effettuare la palpazione a pinzettamento.

PALPAZIONE A SCATTO (Snapping palpation):

Procedendo lungo la banda tesa, quindi avendo avuto le indicazioni sulla conoscenza delle mappe dei trigger e del loro dolore riferito, si esegue la palpazione a scatto (la banda va "pizzicata" come una corda della chitarra) laddove il muscolo è supportato da una superficie dura, altrimenti si effettua un pinzettamento fisso, e si va a scovare all'interno di questa banda tesa quel focus di massima sensibilità tale che la pressione che si esercita su di esso elicita una consistente contrattura muscolare locale di breve durata di quel segmento esplorato, che si percepisce come un nodulo, e che riproduce il dolore del paziente (quando il trigger è attivo), cioè un dolore locale intenso e il dolore riferito.

Se trovo il punto trigger avrò un dolore locale con iperalgesia, e il SEGNO DEL SALTO (viva reazione del paziente).

PALPAZIONE A PINZETTAMENTO (Pincer palpation)

Si esegue afferrando il ventre muscolare interessato tra pollice e dita e sfregando le fibre tra di loro con un movimento di rolling avanti e dietro per localizzare le bande tese. Una volta localizzate, si esplorano nella loro lunghezza per evidenziare lo spot di massima sensibilità in risposta alla minima pressione:il TP.

(Dal web,vari articoli)

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