MUSCOLO TENSORE, FASCIA LATA E... B.I.T.
Il muscolo tensore della fascia lata è un muscolo fusiforme situato nella regione antero-laterale della coscia. Origina dall'estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca anteriore superiore (e dalla incisura sottostante) e dalla faccia superficiale del muscolo medio gluteo.Si inserisce al condilo laterale della tibia con un tendine che all'unione del terzo superiore con il terzo medio della coscia si fonde con la fascia femorale formando il tratto ileotibiale.Con la sua azione tende la fascia lata e abduce la coscia. Essendo un muscolo biarticolare ha anche una debole azione estensoria della gamba sulla cosia. Contribuisce a mantenere il valgismo fisiologico del ginocchio e una sua lesione o debolezza può comportare la comparsa di varismo.E' innervato dal nervo gluteo superiore L4-S1
Troppo spesso, quando vi e' dolore in prossimita' di una articolazione, si assume che la causa del problema sia esclusivamente di natura infiammatoria o degenerativa. Cosi' facendo pero' si trascura quella che l'esperienza ci dimostra essere la vera causa di molte sindromi dolorose, cioe' la causa miofasciale da Punti Trigger.
Cio' e' particolarmente vero nel caso di condizioni dolorose dell'anca che vengono quasi sempre attribuite a degenerazione dell'articolazione oppure a borsite, senza prima esplorare la possibile causa e soluzione miofasciale.
In questo caso, il responsabile primario potrebbe invece essere il Tensore della Fascia Lata. Anche quando vi e' effettiva degenerazione della cartilagine, il dolore concomitante puo' essere spesso ridotto trattando i Punti Trigger del Tensore.
Di frequente poi, il dolore inizia o peggiora a seguito di una particolare attivita' o trauma fisico.
Il muscolo prende il suo nome dal fatto che mette in tensione la Fascia Lata e il suo forte tendine centrale (il tendine Iliotibiale) che terminano in prossimita' del ginocchio e alla estremita' superiore della Tibia.
Le funzioni del muscolo sono essenzialmente quelle di flessione dell'anca e del ginocchio, di stabilizzazione nella deambulazione, e di abduzione e inversione dell'anca.
Il muscolo viene sovraccaricato nella corsa e nelle lunghe camminate specialmente in salita o su piano obliquo come quando p.es. si corre sul ciglio della strada, oppure in attivita' che comportano ripetuta flessione dell'anca come le arti marziali, la danza e la ginnastica.
Il dolore riferito e' avvertito principalmente al livello della articolazione dell'anca e del Trocantere Maggiore
Un esercizio di stretching adatto consiste nel mettersi supini e nell'incrociare le ginocchia con la gamba da trattare inferiormente. Si usera' quindi la gamba opposta per esercitare pressione adducendo la gamba da trattare (cioe' tirando la gamba da trattare dal lato opposto del corpo) in modo ma mettere in tensione il muscolo.
E' poi opportuno evitare fattori perpetuanti quali dormire o sedere con le ginocchia vicine al petto, correre su superfici oblique, correre con scarpe consumate ai lati, ripetere in maniera eccessiva e violenta senza opportuno riscaldamento e stretching, movimenti di sollevamento del ginocchio in avanti o diagonalmente (p.es. calci frontali nelle arti marziali).
SINDROME DELLA BANDELLETTA ILEOTIBIALE
Nessuno più dei trailrunners o degli ultratrailrs o dei runners sa cosa vuol dire correre con il dolore. L’attività è così intensa che l’acciacco è all’ordine del giorno. È difficile percorrere distanze importanti su terreni insidiosi senza avere sensazioni dolorose che ci accampognano. E’ la quantità enorme di benendorfine ( endorfine endocrine ) prodotte dal nostro corpo sottoposto a carichi allenanti notevoli che ci consente di avere una soglia di sopportazione del dolore molto alta, nel bene e nel male. Nel bene perché ciò ci consente di continuare a svolgere allenamenti e gare anche in presenza di dolore. Nel male perché non siamo più in grado di dare la corretta importanza a quel segnale di avvertimento che è, per l’appunto, il dolore stesso. Se arriviamo a questo punto il rischio di lesioni anche gravi si fa più consistente. Quindi il runner attento deve sapere quando fermarsi, facendo propri gli insegnamenti che porta con se l’esperienza e agendo con il buon senso. Una delle patologie che per essere superata con successo richiede buon senso e soprattutto molta pazienza è la sindrome della bandelletta ilio tibiale.
UNA QUESTIONE DI TENDINI
La bandelletta è la fascia tendinea che nasce dai passaggio muscolo tendinei del grande gluteo e del tensore della fascia lata. I due muscoli, hanno inserzioni prossimali diverse ( il grande gluteo posteriormente e il tensore latero-anteriormente sul bacino), ma convergono verso la parte laterale della coscia fondendosi nella bandelletta ileotibiale, un grande tendine che va ad inserirsi in basso sulla faccia esterna della tuberosità tibiale ( Tubercolo del Gerdy ). La bandelletta ileo tibiale nasce in realtà ancora più in alto: infatti ha una sua continuazione verso l’alto con una porzione tendinea che va ad inserirsi sul bordo esterno della cresta iliaca, la bandelletta ileo femorale o di Maissiat. Questo aspetto anatomico è di grande interesse poiché spiega l’importanza di questo articolato sistema. Anticipiamo che la bandelletta ileo tibiale è sottoposta ha notevoli azioni muscolari e carichi meccanici.
FUNZIONE
Nella statica in piedi, nel cammino e di più ancora nella corsa, l’azione del grande gluteo e del tensore è praticamente continua. In particolare nell’appoggio monopodalico ( su un piede solo ) il tensore della fascia lata è assoluto protagonista della stabilità del bacino, poiché evita che il bacino “cada” dalla parte del piede sollevato da terra. Questa azione è fondamentale ogni volta che durante la corsa si ha una fase di appoggio, cioè sempre. Tanto più la corsa crea un carico importante in appoggio ( pensiamo ad una discesa da sentiero che preveda balzi e salti su un piede solo, ma anche una discesa asfaltata ) tanto più intensa è l’attività del tensore della fascia lata. La forza esercitata dalla sua contrazione si trasferisce sul tendine, quindi sulla bandelletta ileo tibiale e quindi per ultimo, sul “povero tubercolo” femorale del Gerdy.
Allo stesso modo il grande gluteo, che non va dimenticato è il muscolo più forte del corpo umano, partecipa alla statica ed è un potente estensore della coscia verso dietro. Anche la sua contrazione si trasferisce sulla bandelletta.
E’ evidente che il tendine o più precisamente la fascia apeneurotica della bandelletta è sottoposta a tensioni notevoli.
E la sua inserzione sotto il ginocchio, fa si che concorra anche a rendere stabile la componente antero laterale del ginocchio.
INFIAMMAZIONE
I sovraccarichi sulla componente tendinea della bandelletta ileo tibiale si possono trasformare in infiammazione. Ed è più frequente l’apparizione del dolore a livello dell’inserzione distale, cioè sulla parte esterna del ginocchio.
Infatti alcuni autori (Nishimura, 1997; Fairclough, 2006) ritengono che il processo infiammatorio sia relativo al tessuto molto innervato e vascolarizzato che separa la bandelletta ileo tibiale dall’epicondilo femorale laterale.
La patologia si presenta con un dolore generalmente continuo, ma non acuto, sulla faccia laterale del ginocchio; il dolore si accentua quando il ginocchio supera i 30 gradi in flessione. La dolenzia si sviluppa di solito dopo un determinato periodo di tempo dall'inizio dell'allenamento e tende a ridursi con il riposo. La diagnosi si basa sull'esame obbiettivo che mette in evidenza dolori alla palpazione nella zona esterna tibiale del ginocchio.
COSA SUCCEDE ORA?
L'infiammazione provoca un dolore continuo, ma non molto acuto sulla parte esterna del ginocchio. Ciò “illude” l'atleta che non si tratti di cosa grave ed quindi è spesso portato a continuare gli allenamenti, magari riducendoli quantitativamente. È il secondo errore, poiché continuare l’attività è l’inizio dell’aggravamento della patologia. In pratica, sintomatologia insorge in maniera molto subdola: all’inizio si manifesta in maniera sorda dopo pochi minuti,poi sembra attenuarsi con il passare dei km, ma alla fine aumenta di nuovo fino a condizionare la dinamica della corsa al termine della seduta. Normalmente il dolore è nella zona laterale del ginocchio e si accentua con la digitopressione a ginocchio flesso sul condilo laterale del femore.
Il periodo di stop consigliato è di 20 giorni con autoterapie a partire dal ghiaccio. MASSAGGIO PROFONDO SULL'ELEVATORE DELLA FASCIA LATA PUÒ ESSERE DI AIUTO PER UNA RAPIDA RIPRESA!
IN SINTESI
La sindrome della bandelletta ileo tibiale è una infiammazione tendinea
La causa dell’infiammazione è il sovraccarico con alcuni fattori predisponenti
o Corsa prolungata
o Corsa su terreni accidentati
o Corsa su piani inclinati
o Meccanica corporea ( varismo del ginocchio, angolo della testa del femore, ecc ... )
o Cinetica della corsa non efficace
o Postura statica e dinamica alterate
Ai primi segnali rivolgersi ad uno specialista per una diagnosi
Non insistere nella corsa se il problema dura da più di 15 – 20 giorni
Fermarsi per 20 giorni, magari dedicandovi ad allenamenti alternativi
Aver pazienza poiché il problema si risolve con il riposo.