venerdì 29 novembre 2013

LE CATENE MUSCOLARI


L'importanza di un massaggio completo: LE CATENE MUSCOLARI

I nostri muscoli ragionano per catene muscolari. Vi chiederete che cosa sono queste catene muscolari. Le catene muscolari sono rappresentate da una serie di muscoli contigui tra loro e ogni singolo muscolo rappresenta un anello della catena che abbraccia l'intera struttura corporea. I muscoli appartenenti alla stessa catena, si comportano come un'unica struttura.

Quattro sono tra le principali catene muscolari del nostro corpo, ed è bene conoscerle per poterle stirare in modo ottimale.

- Catena Posteriore

- Catena Antero-Inferiore

- Catena Anteriore del Collo

- Catena Anteriore del Braccio

Vediamo nel dettaglio come sono costituite queste catene muscolari

LA CATENA POSTERIORE è la più estesa, è costituita da tutti quei muscoli profondi e superficiali che vanno dalla linea occipitale alla punta delle dita dei piedi. Comprende sul piano superficiale: il trapezio e il gran dorsale; sul piano medio: i romboidei, l'elevatore della scapola e i dentati postero-superiori e postero-inferiori; sul piano profondo può essere suddiviso a sua volta in tre piani : a) il piano superficiale costituito dalll'erettore della colonna; b) il piano intermedio rappresentato dal trasverso spinoso; c) il piano profondo comprendente i m. interspinosi e i m. intertrasversi. Sulla regione posteriore dell'arto inferiore troviamo invece il semimembranoso, il semitendinoso, il bicipite femorale, gli adduttori, il popliteo, i gemelli, il soleo, il plantare gracile il tibiale posteriore, i flessori lunghi delle dita ed i flessori plantari sulla regione posteriore del piede. Rappresenta la catena posturale della statica e ci mantiene eretti contro la gravità.

LA CATENA ANTERO-INFERIORE è costituita dagli scaleni, dal diaframma, dall'ileopsoas e dalla fascia iliaca. Questa catena è fondamentale nella respirazione. La sua retrazione trascina la testa in avanti, cifotizza il dorso e antepone le spalle.

LA CATENA ANTERIORE DEL COLLO è costituita dal piccolo e grande retto, dal lungo del collo e dal tendine centrale che collega il rachide cervicale al diaframma e all'asse viscerale. Il piccolo retto va dalla massa laterale dell'atlante all'apofisi basilare dell'occipite, il grande retto va dalle apofisi trasverse di C3-C6 all'apofisi basilare dell'occipite. Il lungo del collo è composto da tre parti: da fibre oblique discendenti, fibre oblique ascendenti e da fibre longitudinali che collegano l'atlante a D1,D2,D3. Si estende quindi dall'apofisi basilare dell'occipite al corpo della terza vertebra dorsale. I muscoli della catena anteriore del collo accorciandosi aumentano la lordosi posteriore.

LA CATENA ANTERIORE DEL BRACCIO è costituita dal coraco-brachiale, dal bicipite, dal brachiale, dal brachio-radiale, dal lungo supinatore, da tutti i flessori e pronatori dell'avambraccio compresi i muscoli dell'eminenza tenar e ipotenar. Questa catena è molto soggetta a fenomeni di retrazione e l'accorciamento cronico di questa catena determina una marcata anteposizione delle spalle, una flessione del gomito e una pronazione eccessiva dell'avambraccio alla quale si somma un' intrarotazione di tutto l'arto superiore.

Lo studio di queste catene ci fa capire come è importante stirarle in modo globale, e come lo stretching classico, quello analitico per intenderci, a poco può fare per correggere retrazioni e posture scorrette.

Mal di schiena, problemi di cervicalgia, dolori di spalla, cattive posture, ecc… nella maggior parte dei casi sono causati da muscoli accorciati, bastano poche sedute di massaggi per alleviare le tensioni, correggere la postura e soprattutto sentirsi meglio.

I muscoli insieme al tessuto connettivo formano le catene mio-fasciali dove nessun muscolo è isolato ma in relazione a tutta la catena di appartenenza.

Questo fa si che, lo squilibrio (tensione muscolare, trauma, contrattura muscolare etc.) a uno dei muscoli appartenenti alla catena, influenzerà inevitabilmente la stabilità e la funzione della stessa. Da ciò nasce l'esigenza di eseguire sia il massaggio che lo stretching in maniera globale, per catene muscolari, e non per singolo muscolo, in special modo durante la fase di recupero funzionale dopo infortunio.


cosa puo' causare una catena muscolare in disequilibrio:

1) Contrattura muscolare: che può essere definita sia come una fibrosi del connettivo muscolare che ne provoca il suo accorciamento, che come fase contrattile delle fibre muscolari causata da acido lattico, da trigger point, basse temperature ambientali.

2) Detrazione muscolare: gli estremi del muscolo, origine e inserzione, si accorciano. Questo ha come effetto primario la perdita di escursione dovuta all'occupazione (addensamento) da parte del tessuto connettivo dello spazio lasciato libero. Gli effetti secondari sono molteplici, dovuti al tipo e alla posizione anatomica del muscolo.

3) Stiramento/elongazione muscolare: è una lesione di media gravità possiamo collocarla tra una semplice contrattura e uno strappo muscolare (rottura delle fibrille/fibre) che squilibra il normale tono muscolare. La causa è dovuta all'eccessivo allungamento cui sono state sottoposte le fibre muscolari. Diverse situazioni possono causare o facilitarne il rischio: dall'insufficiente riscaldamento alla mancanza di coordinazione per scarsa preparazione atletica, da gesti bruschi e violenti a posture poco corrette. Infine anche piccoli traumi muscolo-articolari che si ripetono, stanchezza e condizioni ambientali non ottimali, fanno aumentare la probabilità di una lesione.

4) Strappo o distrazione muscolare: grave lesione con rottura di alcune fibrille/fibre che compongono il muscolo, causata durante una contrazione violenta. Può essere di minore entità con la lesione parziale (stiramento o strappo muscolare) di qualche gruppo di fibre; si manifesta con ematoma e dolore. Nel caso peggiore si ha con la rottura totale, normalmente in un punto debole (vecchio trauma, cicatrice, ecc.) o alla giunzione muscolo-tendinea; presenta dolore, impotenza funzionale, ematoma, depressione muscolare e contrattura da "difesa".

5) Distorsione: consiste in una temporanea modificazione dell'articolazione che non comporta però una perdita di contatto tra le superfici articolari come una lussazione. La distorsione provoca un danno di gravità variabile alle componenti dell'articolazione: capsula, legamenti, tendini e menischi. I sintomi caratteristici sono gonfiore, dolore e sensazione di calore. È causata da traumi o contusioni a carico delle ossa sporgenti di un'articolazione, o di movimenti innaturali delle ossa mobili, ma anche un insufficiente tono muscolare può essere una concausa.

6) Contusione: lesione conseguente a un trauma diretto. Nell'ambito dei traumi contusivi si distinguono lesioni con caratteristiche diverse:

7) ecchimosi: contusione in cui rimanendo integro lo strato superficiale si ha la rottura di piccoli capillari sanguigni con conseguente modesto stravaso emorragico

8) ematoma: contusione in cui si ha la rottura di vasi sanguigni più grandi con conseguente emorragia significativa. La raccolta di sangue può rimanere circoscritta o infiltrare i tessuti circostanti

9) abrasione-escoriazione: contusione caratterizzata da microrotture degli strati più superficiali o profondi dell'epidermide e si accompagna a modeste lesioni vascolari

10) Trigger point: "punti grilletto", si manifestano sulla pelle, su muscoli, fascia, tendini, legamenti, capsule articolari, cicatrici etc. come un'area di iperirritabilità dolente alla digitopressione. Sono in grado di amplificare un dolore già presente, o di attivarsi in seguito a traumi o durante sforzi importanti come il sovraccarico in esercizi a eccessiva contrazione mantenuta o ripetuta nel tempo.

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