L E F I B R E M U S C O L A R I
Quando effettuiamo un determinato movimento, il muscolo del nostro corpo che
deve effettuarlo si contrae. Successivamente lo stesso muscolo si
decontrarrà
grazie all’azione di un altro muscolo, suo antagonista, che agirà in senso
opposto.
Il muscolo in questione e il suo antagonista sono dunque uno flessore, l’
altro
estensore (ad esempio, bicipiti e tricipiti, quadricipiti e bicipiti
femorali,
eccetera…).
Le fibre muscolari sono le cellule di cui è composto il muscolo. Sono
cellule
di forma piuttosto allungata, che hanno la capacità di accorciarsi e
allungarsi, determinando rispettivamente la contrazione e la distensione del
muscolo.
Le fibre muscolari tra loro differiscono per svariate caratteristiche, tra
cui
dimensione, colore, resistenza e velocità di contrazione.
Per quel che interessa a noi, possiamo sostanzialmente dividere le fibre
muscolari in tre tipi:
1) Fibre rosse (lente, di tipo 1, STF): hanno gradi capacità di resistenza
alla fatica, eseguono molto lavoro, ma in maniera diluita nel tempo. Non
producono una grossa quantità di forza, e hanno bassa velocità di
contrazione.
Sono fibre tipiche di coloro i quali fanno discipline quali sci di fondo,
maratone etc.
;2) Fibre bianche (veloci; di tipo IIb, FTF): possono accorciarsi molto
rapidamente (grande capacità contrattile), imprimendo grande forza in brevi
istanti. Non hanno, di contro, grande capacità di resistenza alla fatica.
Sono
le fibre tipiche degli atleti che devono imprimere grande forza in poco
tempo
(ad esempio scattisti, saltatori, lanciatori, etc.);3) Fibre intermedie (di tipo IIa): hanno capacità intermedie. Si adeguano
>efficientemente agli allenamenti cui sono sottoposti, tendendo ad acquisire
le
caratteristiche delle fibre bianche o rosse in base all’allenamento.
LE FIBRE ROSSE
Le fibre muscolari di tipo I, dette anche rosse, scure, lente, toniche,
torbide, ossidative, fatica-resistenti, slow red (SR), a contrazione lenta,
o
tradotto dall'inglese slow twitch (ST), a ossidazione lenta, dall'inglese
slow
oxidative (SO), rappresentano una delle tre principali tipologie di fibre
>>muscolari che compongono il muscolo scheletrico, detto anche striato ovolontario, assieme alle fibre intermedie (IIa) e bianche (IIb).
Questo tipo di fibra appartenente al muscolo scheletrico, presenta un'alta
distribuzione di mitocondri dalle dimensioni maggiori e un alto contenuto
di
enzimi ossidativi come la succinico deidrogenasi (SDH), e la NADPH
deidrogenasi
, poiché il loro intervento è caratteristico del metabolismo aerobico.
Questi organuli sono collocati alla periferia della cellula o fibra
muscolare
per garantire un alto apporto di ossigeno e nutrienti dai capillari
sanguigni.
Il caratteristico colore rosso è dovuto all'alta presenza di mioglobina,
una
proteina incaricata di legare l'ossigeno e il ferro. Queste fibre sono
quindi
dotate di una maggiore irrorazione capillare. Tali cellule sono meglio
adatte
al metabolismo ossidativo del glucosio e traggono energia dal processo di
fosforilazione ossidativa utilizzando allo stesso modo substrati glucidici
(glucosio) e lipidici (trigliceridi/acidi grassi). Effettivamente il loro contenuto di glicogeno è minore, mentre la presenza di lipidi (trigliceridi
intramuscolari) è superiore. Le fibre rosse contengono meno enzimi adenosin-
trifosfatasi (ATPasi), pertanto idrolizzano l'ATP più lentamente, così come
meno enzimi glicolitici come la fosfofruttochinasi (PFK), e lattato
deidrogenasi (LDH). Il loro diametro è generalmente inferiore rispetto alle
fibre rapide, e sono raggruppate in maggior numero all'interno di un'unità
motoria, rispetto alle bianche[1][2]. Tali fibre sono collegati ai
motoneuroni alfa (cellule nervose deputate all'invio degli impulsi nervosi verso le
fibre
muscolari) di tipo tonico, quindi a livello di prestazioni fisiche, hanno
una
risposta dello stimolo nervoso lenta e a bassa frequenza (5-25 hertz)[3],
in
grado di trasmettere impulsi nervosi più sostenuti nel tempo ma a bassi
picchi
di tensione, favorendo contrazioni più durature e di bassa intensità. Le
fibre rosse sono dunque adatte al lavoro lento e di durata, mostrano una grande
tolleranza alla fatica, una capacità di rimanere a lungo in contrazione, ed
intervengono nell'attività di endurance, e nel caso di sforzi intensi e
protratti].
La loro distribuzione è maggiore nei muscoli deputati al mantenimento della
postura eretta (i muscoli posturali, che devono rimanere contratti per ore
per
il mantenimento della postura stessa), o in muscoli che eseguono per natura
movimenti lenti e ripetitivi[8]. La fibra rossa è maggiormente presente e
sviluppata negli atleti di endurance come corridori, maratoneti, ciclisti
su
strada, o altri atleti impegnati in discipline sportive di durata
ll'interno delle fibre rosse il trasporto di glucosio a carico dei GLUT-4
è
maggiore, quindi una alta presenza di fibra rossa, come per gli atleti di
endurance, determina una maggiore sensibilità all'insulina, rispetto alla
fibra
bianca, più sviluppata negli atleti di potenza.
LE FIBRE BIANCHE
Le fibre muscolari di tipo IIb, dette anche bianche, pallide, rapide,
fasiche,
affaticabili, a contrazione rapida, o tradotto dall'inglese fast twitch
(FT),
glicolitiche rapide, dall'inglese, fast glycolitic (FG), a contrazione
rapida
affaticabili, dall'inglese fast twitch fatigable (FF), rappresentano una
delle
tre principali tipologie di fibre muscolari che compongono il muscolo
scheletrico, detto anche striato o volontario, assieme alle fibre rosse (o
di
tipo I), e intermedie (di tipo IIa) Il tipo di fibra bianca assume un colorito biancastro a causa della scarsa
presenza di mioglobina e mitocondri. Al contrario delle fibre rosse, sono
provviste di una scarsa presenza di capillaried utilizzano prevalentemente
il
processo metabolico anaerobico della glicolisi, avvalendosi degli enzimi glicolitici come fosforilasi, glicerolo-fosfato deidrogenasi. Tali fibre
dimostrano anche un'elevata presenza dell'enzima miosina ATPasi, >responsabile
della velocità di accorciamento del sarcomero. Riescono ad idrolizzare
l'ATP
molto più rapidamente e sono inadatte al lavoro protratto. Tali fibre
fanno
capo ai motoneuroni alfa (cellule nervose deputate all’invio degli impulsi
nervosi verso le fibre muscolari)di tipo fasico, in grado di trasmetteregl impulsi nervosi ad alta velocità determinando una contrazione altrettanto
veloce delle fibre che innervano. Sono dotate di maggiori riserve di
glicogeno,
hanno un maggiore diametro e sono raggruppate in un numero minore
all'interno
di un'unità motoria rispetto alle rosse. Il riprisitino delle riserve
energetiche avviene solo durante il riposo. Tali caratteristiche rendono
le
fibre bianche adatte agli sforzi anaerobici, sfruttando i meccanismi
anaerobico
alattacido, e anaerobico lattacido.
Le fibre di tipo 2b sono dotate di maggiore potenza, sono quindi adatte a
sforzi intensi e di breve durata che richiedono un grande impegno
neuromuscolare. Hanno una rapida risposta allo stimolo nervoso, e hanno
una
resistenza limitata, quindi accusano una grande affaticabilità[6]. Esso
raggiungono un picco di tensione notevolmente più rapido, in 40 ms, contro
gli
80-100 ms della fibra rossa. Sono reclutate nelle discipline di velocità e
potenza, o giochi di squadra che richiedono sforzi brevi e intensi. La
fibra
bianca è maggiormente presente negli atleti di potenza e di forza come i
sollevatori di pesi (powerlifter, weightlifer, bodybuilder) o i
centometristi
Alcuni studi hanno rivelato che il trasporto di glucosio a carico dei GLUT-
>4
all'interno delle fibre bianche è minore rispetto a quello riscontrato
nella
fibra rossa (o di tipo 1), però la fibra bianca è provvista di maggiore capacità di stoccaggio del glicogeno[7][6]. Si osserva inoltre che un
intenso
allenamento di natura eccentrica determini un danno muscolare con
conseguente
riduzione dei GLUT-4 e ridotta sensibilità all'insulina. Sembra quindi che
atleti di forza e potenza siano maggiormente esposti all'insulino
resistenza
rispetto agli atleti di endurance. Se da un lato la fibra rossa ha una
maggiore
affinità con l'insulina e con l'assorbimento di glucosio (maggiore
sensibilità
insulinica) per le sue capacità aerobiche glicolitiche, d'altra parte la
fibra
bianca riesce a stoccare maggiori quantità di glicogeno al suo interno per
la
preponderante attività anaerobica glicolitica. Entrambi i tipi di fibra,
in
maniera diversa, contribuiscono quindi a migliorare la sensibilità
insulinica:
sia atleti di forza/potenza che di resistenza/durata, con un maggior
sviluppo
rispettivamente di fibra bianca e rossa, dimostrano di riuscire a
contenere i
peggioramenti della sensiblità insulinica e quindi della tolleranza
glucidica,
in seguito ad un periodo di riposo forzato.
LE FIBRE INTERMEDIE
Le fibre muscolari di tipo IIa, dette anche intermedie, glicolitiche
ossidative rapide, dall'inglese fast oxidative glycolitic (FOG), a
contrazione
rapida fatica-resistenti, dall'inglese fast twitch fatigue-resistant (FR),
rappresentano una delle tre principali tipologie di fibre muscolari che
compongono il muscolo scheletrico, detto anche striato o volontario,
assieme
alle fibre rosse (o di tipo I), e bianche (di tipo IIb).
Le fibre di tipo IIa o intermedie, assumono delle caratteristiche
intermedie
tra le fibre di tipo I (rosse) e di tipo IIb (bianche). Sono
caratterizzate,
come le fibre I, da una colorazione rossa, riescono ad idrolizzare ATP
rapidamente come le fibre IIb, tramite un'abbondante presenza dell'enzima
miosina ATP-asi, e sono dotate di una capacità ossidativa maggiore
rispetto
alle IIb. Hanno quindi una buona capacità aerobica e anaerobica grazie
all'alto
contenuto sia di enzimi glicolitici che ossidativi[1][2]. Le fibre di tipo IIa
riescono ad adattarsi agli stimoli allenanti. Esse sono in grado di eseguire rapide contrazioni, meno rapide delle
bianche,
ma che possono essere sostenute per un tempo maggiore prima di incontrare
l'affaticamento ed hanno una maggiore capacità di recupero.
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