giovedì 28 novembre 2013

LE FIBRE MUSCOLARI

L E        F I B R E        M U S C O L A R I 

Quando effettuiamo un determinato movimento, il muscolo del nostro corpo che 
deve effettuarlo si contrae. Successivamente lo stesso muscolo si 
decontrarrà 
grazie all’azione di un altro muscolo, suo antagonista, che agirà in senso 
opposto.
Il muscolo in questione e il suo antagonista sono dunque uno flessore, l’
altro 
estensore (ad esempio, bicipiti e tricipiti, quadricipiti e bicipiti 
femorali, 
eccetera…).
Le fibre muscolari sono le cellule di cui è composto il muscolo. Sono 
cellule 
di forma piuttosto allungata, che hanno la capacità di accorciarsi e 
allungarsi, determinando rispettivamente la contrazione e la distensione del 
muscolo.
Le fibre muscolari tra loro differiscono per svariate caratteristiche, tra 
cui 
dimensione, colore, resistenza e velocità di contrazione.
Per quel che interessa a noi, possiamo sostanzialmente dividere le fibre 
muscolari in tre tipi:
1) Fibre rosse (lente, di tipo 1, STF): hanno gradi capacità di resistenza 
alla fatica, eseguono molto lavoro, ma in maniera diluita nel tempo. Non 
producono una grossa quantità di forza, e hanno bassa velocità di 
contrazione. 
Sono fibre tipiche di coloro i quali fanno discipline quali sci di fondo, 
maratone etc. 
;2) Fibre bianche (veloci; di tipo IIb, FTF): possono accorciarsi molto 
rapidamente (grande capacità contrattile), imprimendo grande forza in brevi 
istanti. Non hanno, di contro, grande capacità di resistenza alla fatica. 
Sono 
le fibre tipiche degli atleti che devono imprimere grande forza in poco 
tempo 
(ad esempio scattisti, saltatori, lanciatori, etc.);3) Fibre intermedie (di tipo IIa): hanno capacità intermedie. Si adeguano 
>efficientemente agli allenamenti cui sono sottoposti, tendendo ad acquisire 
le 
caratteristiche delle fibre bianche o rosse in base all’allenamento.

LE FIBRE ROSSE

Le fibre muscolari di tipo I, dette anche rosse, scure, lente, toniche, 
torbide, ossidative, fatica-resistenti, slow red (SR), a contrazione lenta, 
tradotto dall'inglese slow twitch (ST), a ossidazione lenta, dall'inglese 
slow 
oxidative (SO), rappresentano una delle tre principali tipologie di fibre 
>>muscolari che compongono il muscolo scheletrico, detto anche striato ovolontario, assieme alle fibre intermedie (IIa) e bianche (IIb).
Questo tipo di fibra appartenente al muscolo scheletrico, presenta un'alta 
distribuzione di mitocondri dalle dimensioni maggiori e un alto contenuto 
di 
enzimi ossidativi come la succinico deidrogenasi (SDH), e la NADPH 
deidrogenasi
, poiché il loro intervento è caratteristico del metabolismo aerobico. 
Questi organuli sono collocati alla periferia della cellula o fibra 
muscolare 
per garantire un alto apporto di ossigeno e nutrienti dai capillari 
sanguigni. 
Il caratteristico colore rosso è dovuto all'alta presenza di mioglobina, 
una 
proteina incaricata di legare l'ossigeno e il ferro. Queste fibre sono 
quindi 
dotate di una maggiore irrorazione capillare. Tali cellule sono meglio 
adatte 
al metabolismo ossidativo del glucosio e traggono energia dal processo di 
fosforilazione ossidativa utilizzando allo stesso modo substrati glucidici 
(glucosio) e lipidici (trigliceridi/acidi grassi). Effettivamente il loro contenuto di glicogeno è minore, mentre la presenza di lipidi (trigliceridi 
intramuscolari) è superiore. Le fibre rosse contengono meno enzimi adenosin-
trifosfatasi (ATPasi), pertanto idrolizzano l'ATP più lentamente, così come 
meno enzimi glicolitici come la fosfofruttochinasi (PFK), e lattato 
deidrogenasi (LDH). Il loro diametro è generalmente inferiore rispetto alle 
fibre rapide, e sono raggruppate in maggior numero all'interno di un'unità 
motoria, rispetto alle bianche[1][2]. Tali fibre sono collegati ai 
motoneuroni  alfa (cellule nervose deputate all'invio degli impulsi nervosi verso le 
fibre 
muscolari) di tipo tonico, quindi a livello di prestazioni fisiche, hanno 
una 
risposta dello stimolo nervoso lenta e a bassa frequenza (5-25 hertz)[3], 
in 
grado di trasmettere impulsi nervosi più sostenuti nel tempo ma a bassi 
picchi 
di tensione, favorendo contrazioni più durature e di bassa intensità. Le 
fibre rosse sono dunque adatte al lavoro lento e di durata, mostrano una grande 
tolleranza alla fatica, una capacità di rimanere a lungo in contrazione, ed 
intervengono nell'attività di endurance, e nel caso di sforzi intensi e 
protratti].
La loro distribuzione è maggiore nei muscoli deputati al mantenimento della 
postura eretta (i muscoli posturali, che devono rimanere contratti per ore 
per 
il mantenimento della postura stessa), o in muscoli che eseguono per natura 
movimenti lenti e ripetitivi[8]. La fibra rossa è maggiormente presente e 
sviluppata negli atleti di endurance come corridori, maratoneti, ciclisti 
su 
strada, o altri atleti impegnati in discipline sportive di durata
ll'interno delle fibre rosse il trasporto di glucosio a carico dei GLUT-4 
è 
maggiore, quindi una alta presenza di fibra rossa, come per gli atleti di 
endurance, determina una maggiore sensibilità all'insulina, rispetto alla 
fibra 
bianca, più sviluppata negli atleti di potenza.

LE FIBRE BIANCHE

Le fibre muscolari di tipo IIb, dette anche bianche, pallide, rapide, 
fasiche, 
affaticabili, a contrazione rapida, o tradotto dall'inglese fast twitch 
(FT), 
glicolitiche rapide, dall'inglese, fast glycolitic (FG), a contrazione 
rapida 
affaticabili, dall'inglese fast twitch fatigable (FF), rappresentano una 
delle 
tre principali tipologie di fibre muscolari che compongono il muscolo 
scheletrico, detto anche striato o volontario, assieme alle fibre rosse (o 
di 
tipo I), e intermedie (di tipo IIa) Il tipo di fibra bianca assume un colorito biancastro a causa della scarsa 
presenza di mioglobina e mitocondri. Al contrario delle fibre rosse, sono 
provviste di una scarsa presenza di capillaried utilizzano prevalentemente 
il 
processo metabolico anaerobico della glicolisi, avvalendosi degli enzimi glicolitici come fosforilasi, glicerolo-fosfato deidrogenasi. Tali fibre 
dimostrano anche un'elevata presenza dell'enzima miosina ATPasi, >responsabile 
della velocità di accorciamento del sarcomero. Riescono ad idrolizzare 
l'ATP 
molto più rapidamente e sono inadatte al lavoro protratto. Tali fibre 
fanno 
capo ai motoneuroni alfa (cellule nervose deputate all’invio degli impulsi 
nervosi verso le fibre muscolari)di tipo fasico, in grado di trasmetteregl impulsi nervosi ad alta velocità determinando una contrazione altrettanto 
veloce delle fibre che innervano. Sono dotate di maggiori riserve di 
glicogeno, 
hanno un maggiore diametro e sono raggruppate in un numero minore 
all'interno 
di un'unità motoria rispetto alle rosse. Il riprisitino delle riserve 
energetiche avviene solo durante il riposo. Tali caratteristiche rendono 
le 
fibre bianche adatte agli sforzi anaerobici, sfruttando i meccanismi 
anaerobico 
alattacido, e anaerobico lattacido.
Le fibre di tipo 2b sono dotate di maggiore potenza, sono quindi adatte a 
sforzi intensi e di breve durata che richiedono un grande impegno 
neuromuscolare. Hanno una rapida risposta allo stimolo nervoso, e hanno 
una 
resistenza limitata, quindi accusano una grande affaticabilità[6]. Esso 
raggiungono un picco di tensione notevolmente più rapido, in 40 ms, contro 
gli 
80-100 ms della fibra rossa. Sono reclutate nelle discipline di velocità e 
potenza, o giochi di squadra che richiedono sforzi brevi e intensi. La 
fibra 
bianca è maggiormente presente negli atleti di potenza e di forza come i 
sollevatori di pesi (powerlifter, weightlifer, bodybuilder) o i 
centometristi
Alcuni studi hanno rivelato che il trasporto di glucosio a carico dei GLUT-
>4 
all'interno delle fibre bianche è minore rispetto a quello riscontrato 
nella 
fibra rossa (o di tipo 1), però la fibra bianca è provvista di maggiore capacità di stoccaggio del glicogeno[7][6]. Si osserva inoltre che un 
intenso 
allenamento di natura eccentrica determini un danno muscolare con 
conseguente 
riduzione dei GLUT-4 e ridotta sensibilità all'insulina. Sembra quindi che 
atleti di forza e potenza siano maggiormente esposti all'insulino 
resistenza 
rispetto agli atleti di endurance. Se da un lato la fibra rossa ha una 
maggiore 
affinità con l'insulina e con l'assorbimento di glucosio (maggiore 
sensibilità 
insulinica) per le sue capacità aerobiche glicolitiche, d'altra parte la 
fibra 
bianca riesce a stoccare maggiori quantità di glicogeno al suo interno per 
la 
preponderante attività anaerobica glicolitica. Entrambi i tipi di fibra, 
in 
maniera diversa, contribuiscono quindi a migliorare la sensibilità 
insulinica: 
sia atleti di forza/potenza che di resistenza/durata, con un maggior 
sviluppo 
rispettivamente di fibra bianca e rossa, dimostrano di riuscire a 
contenere i 
peggioramenti della sensiblità insulinica e quindi della tolleranza 
glucidica, 
in seguito ad un periodo di riposo forzato.

LE FIBRE INTERMEDIE

Le fibre muscolari di tipo IIa, dette anche intermedie, glicolitiche 
ossidative rapide, dall'inglese fast oxidative glycolitic (FOG), a 
contrazione 
rapida fatica-resistenti, dall'inglese fast twitch fatigue-resistant (FR), 
rappresentano una delle tre principali tipologie di fibre muscolari che 
compongono il muscolo scheletrico, detto anche striato o volontario, 
assieme 
alle fibre rosse (o di tipo I), e bianche (di tipo IIb).
Le fibre di tipo IIa o intermedie, assumono delle caratteristiche 
intermedie 
tra le fibre di tipo I (rosse) e di tipo IIb (bianche). Sono 
caratterizzate, 
come le fibre I, da una colorazione rossa, riescono ad idrolizzare ATP 
rapidamente come le fibre IIb, tramite un'abbondante presenza dell'enzima 
miosina ATP-asi, e sono dotate di una capacità ossidativa maggiore 
rispetto 
alle IIb. Hanno quindi una buona capacità aerobica e anaerobica grazie 
all'alto 
contenuto sia di enzimi glicolitici che ossidativi[1][2]. Le fibre di tipo IIa 
riescono ad adattarsi agli stimoli allenanti. Esse sono in grado di eseguire rapide contrazioni, meno rapide delle 
bianche, 
ma che possono essere sostenute per un tempo maggiore prima di incontrare 
l'affaticamento ed hanno una maggiore capacità di recupero.

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